Messaggi aggressivi e violenti su WhatsApp integrano il reato di atti persecutori.
Messaggi aggressivi e violenti su WhatsApp integrano il reato di atti persecutori.
Messaggi inviati tramite WhatsApp contraddistinti da aggressività e insolenza verbale integrano il reato di atti persecutori in capo al soggetto consapevole di provocare con i messaggi l’avvilimento psicologico della persona offesa e di suscitare nella medesima il concreto timore per la propria incolumità.
In questo caso (Tribunale Milano sez. uff. indagini prel., 18/01/2019, n. 96), l’imputato quotidianamente inviava messaggi WhatsApp dal contenuto minaccioso e ingiurioso come ad esempio: “Barbona (…) mi hai provocato e ti scateno il mondo addosso finché non ti vedo distrutta (…) Ti apro la testa a martellate”.

Il caso
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