Come può essere calcolato il risarcimento del danno non patrimoniale consistente nella malattia, cui consegue la morte, causata dall’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro?
Come può essere calcolato il risarcimento della componente del danno non patrimoniale consistente nella malattia, cui consegue la morte, causata dall’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro?
In un caso in cui una persona aveva contratto un mesotelioma a seguito di una lunga esposizione all’amianto per ragioni lavorative, la Sezione lavoro della Corte d’Appello di Ancona (sentenza n. 434/2019) ha stabilito che nel determinare la liquidazione della particolare componente di danno non patrimoniale definibile “danno morale da malattia ad esito infausto”, ossia da malattia a cui non segue una guarigione bensì la morte del soggetto, bisogna considerare molteplici fattori di massima valorizzazione degli elementi di calcolo, al fine di realizzare il più possibile l’adeguamento della misura del risarcimento all’eccezionalità della fattispecie, in modo da garantire l’integrale ristoro del particolarmente grave pregiudizio sofferto.
Questo tipo di sofferenza psichica si connota infatti per l’indeterminatezza dei tempi di durata della malattia, ed in ogni caso per la tendenzialmente non immediata risoluzione definitiva dell’evento tragico, che determina nella vittima di un sinistro il cosiddetto “timor panico”.
Conseguentemente la Corte d’Appello ha ritenuto che, al fine di determinare l’importo dovuto per questo particolare danno, non esistendo parametri di calcolo specificamente additati dalla legge, fosse corretto utilizzare il meccanismo del raddoppio del danno biologico temporaneo liquidabile secondo le tabelle del Tribunale di Milano.

Il caso
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